La notte è di classe! Non è una proposta di dibattito: è un'affermazione categorica, una convinzione certa. La notte è realismo spietato che ogni bluff annulla e qualsivoglia trucco e rappresentazione artificiale disperde. La notte nasconde il sole che regala calore e luce senza distinzioni. Il buio e il freddo, suo complice, indicano senza pietà chi ha casa e chi non ce l'ha; chi è esente da calcoli su luce e gas e chi ci ragiona ogni mese.Le ore fra il tramonto e l'alba catalogano infallibili i propri utenti dividendoli in elenchi categorici: i moltissimi comandati al sonno, indispensabile per presentarsi in forze all'appuntamento obbligato della produzione; i molti a cui è concesso sfrenato e spudorato svago; i (sempre) troppi impegnati a vivere intensamente, maledettamente tutte le notti.E così via e via, ed ancora via, e sempre e comunque via così...La notte è di classe viene da urlare. E' di nuovo il momento in cui ci si deve schierare, si deve scegliere senza ambiguità con chi stare.E, allora, fra tutti con i più reietti o i più addolorati o i più tragici o i più asserviti... o con i più coraggiosi.Con i lavoratori dei turni di notte di ogni lavoro. Non importa quale sia l'attività più faticosa o ingrata.Sono tutti uniti dall'essere estraniati dai ritmi di vita, di socialità, di scelte della maggioranza delle donne e degli uomini e, soprattutto, dal ritmo di quell'orologio biogenetico naturale che implacabilmente differenzia il giorno dalla notte.Con la moltitudine per cui già l'imbrunire è angoscia profonda. Un vuoto che attanaglia tutti coloro che conoscono il freddo della notte; a volte di più a volte di meno, comunque per tanti, interminabili mesi.Sono quelli senza casa, centinaia, migliaia ogni notte italiana; decine di migliaia ogni notte newyorkese. Ma anche quelli da... "case povere" dove vige una prassi molto particolare di riscaldamento "autonomo": corpi su corpi o vestiti su vestiti.Con quei "topi" che frugano per appartamenti, automobili, negozi in cerca di piccole ricchezze mai possedute i più per costrizione, alcuni per libera scelta. Con le puttane, le transessuali, le venditrici/venditori di sesso facile ma anche di qualche istante di sembianze d'amore e gratificazioni. Simboli esagerati di rapporti umani dal senso comune censurati ma abbondantemente indotti dalla moderna, estremistica mercificazione del tutto.Addette/i ai lavori offese/i da smog e capricci climatici attaccate/i da complessati e volgari; bistrattate/i da moralismi e ipocrisie.Con i volontari di tutte le fedi e gli ideali che rubano al proprio riposo e al proprio svago ore importanti per dimostrare che qualcuno c'è per chi ha maggior bisogno, più urgente, più delicato.Con i tossici di ogni droga. Per loro la notte è l'inferno di una dose non trovata, di dolori lancinanti inarrestabili, di solitudine immensa.Oppure è spazio di scomparsa totale: da ogni ricordo, da ogni emozione, da ogni sfogo onirico, annegati in un sonno innaturale, troppo profondo, pochissimo naturale.Con tutti quelli a cui paure, preoccupazioni, angoscie esistenziali impediscono il sonno. Privati di uno dei beni più importanti: la possibilità di sognare e, quindi, di vincere almeno un minuto delle 24 ore, di essere fino in fondo felici, spregiudicati, pienamente liberi.Con i "carbonari" di ieri, di oggi, di domani che sfruttano la notte per immaginare/pianificare idee e emozioni che guidino loro e tutti verso più belle libertà.E così via e via, e ancora...Per tutti questi la notte, ogni notte è fatica, dolore, rischio e sacrificio. Ma, come tutte le dee potenti e spietate, proprio a loro, a quelli che la passano, la Notte dona il più bello degli eventi.A secondo delle stagioni, fra le 4 e le 5 del mattino: quando, all'improvviso, tutto è silenzioso, tutto appare in una totale immobilità.E' un attimo di forza immensa, come se la terra intera inspirasse tutta l'aria che esiste. E poi è un respiro infinito, un vivere totale.E tutti gli uccelli cantano, ogni albero, ogni filo d'erba vive. Solo a loro, di quella classe che necessita di maggior amore e a tutti i loro simili, questo momento è dedicato.

Vaffanculo!



Va' a quel paese!
A chi dice un attimino;
a un tale che incontro ogni mattina e mi dice "Quand'è che la smetti te e la politica";
a chi ha inventato le recinzioni prefabbricate;
a chi progetta villette e parchi a schiera;
a chi le vende e a chi le compra;
a chi ti consiglia il posto dove è appena stato in vacanza;
a chi fa finta di niente;
alla voce del Viacard che ogni volta mi dice "Grazie" ma io soche è un'ipocrita e lo fa solo per dovere.
A chi ha scordato la gentilezza;
a chi ha inventato le piastrelle autobloccanti per il giardino;
a chi fa i titoli dei giornali;
a chi legge solo i titoli e a chi non legge nemmeno quelli;
a chi non dice mai quello che pensa;
a chi lo dice anche se nessuno glielo chiede;
a chi pensa che è tutta una questione di politica;
a chi ha trovato un chiropratico che gli ha risolto il problema dell'artrosi;
va' a quel paese all'artrosi e a chi invece sta bene e non si ricorda di aver avuto nemmeno un'influenza;
a chi ha perso la memoria;
a chi non ha mai tempo da perdere e a chi ti dice di "non perderti in un bicchiere d'acqua";
va' a quel paese anche a me che quand'ero piccolo mi sono perso alla Standa;
a quella voce che c'è dovunque e ti fa sapere che "Si è perso un bambino biondo di 2 o 3 anni: la mamma può raggiungerloalla cassa D".
Va' a quel paese alla cassa D;
a chi confonde la D con la T e quando fa lo spelling dice sempre "D di Domodossola e T di Torino";
va' a quel paese a chi non è mai stato a Domodossola e nemmeno aTorino;
a chi non adora viaggiare;
a chi non dimentica mai niente quando prepara la valigia;
a chi non lascia mai scadere il passaporto;
a chi è ancora uguale alla foto della patente.
Va' a quel paese a chi si riconosce nei moderati;
a chi non ti riconosce più;
a chi non ha mai portato una canottiera azzurra con la scritta W Napoli;
a chi non ha avuto gli occhiali a specchio;
a chi non ha passato i suoi anni più belli con i "Lego";
a chi dice bugie per stare con gli amanti;
Va' a quel paese a tutti e vedrete che ci troveremo bene: ci sentiremo come a casa e ci sembrerà persino di non esserci mai mossi da "questo paese" che con "quello" confina a nord, a sud, a est e a ovest. E soprattutto anche al centro!

Cultural Intollerance and legal gap!

Sentir parlare in questi giorni, a più riprese, di provvedimenti repressivi nei confronti dei 'lavavetri', dall'ordinanza sindacale di Firenze ai 'fogli di via' sino al carcere per i più violenti , sempre appartenenti a questa categoria di persone , mi ha convinto ancor di più di quanto siamo lontani da un ragionamento ponderato che distingua le persone dai comportamenti e, tra questi, tra le condotte penalmente illecite, quelli irregolari da un punto di vista amministrativo , da quelle meramente sgradevoli , o comunque avvertite come tali, certo degne di attenzione, ma mai da identificare con le precedenti.
Si impongono alcune doverose precisazioni: l'ordinanza del Sindaco di Firenze non può contenere la previsione di reati e sanzioni ad hoc, perché questo compete solo alla legislazione nazionale, come è ovvio.
Il provvedimento, assai discutibile sul piano dei presupposti giuridici, laddove individua tra le ragioni di urgenza anche il documento all'igiene delle strade per la presenza di secchi e acqua sporca (presupposto singolare in città divorate dall'inquinamento) e che potrà essere oggetto di ricorso, richiama il reato di cui all'art. 650 c.p., che prevede , per chi non ottempera l'ordinanza stessa, lßarresto fino a tre mesi o l'ammenda fino a euro 309.
Ha ragione il Procuratore della Repubblica di Torino quando esprime preoccupazione per una ulteriore ondata di procedimenti in un paese che non riesce a darsi una civile amministrazione della giustizia , intasata da milioni di piccoli e inutili procedimenti, per comportamenti che potrebbero essere in altro modo risolti ed evitati.
In Italia, unico paese al mondo, abbiamo oltre 10.000 figure di reato, disseminate in una congerie di leggi speciali, che continuano ad aumentare sull'onda emotiva di emergenze poi dimenticate, anche quelle drammatiche e reali di questo paese, che in questi mesi , per esempio ,dovrebbe occuparsi di una sconvolgente ripresa del territorio da parte di organizzazioni criminali che rendono una parte del paese non certo libera e democratica (incendi, questione dei rifiuti ) e dove l'illegalità diffusa è la cronica ordinarietà .
Dunque, i lavavetri, o meglio coloro che tentano di proporsi come tali, sono persone tutte straniere, alcune regolari, ma che a volte hanno perduto il lavoro, altre irregolari, e magari vittime di sfruttamento, molto difficile da scoprire, per ragioni che sarebbe qui troppo lungo da spiegare, in parte sono minori non accompagnati, cioè i minori di anni 18 che fanno ingresso nei territori dell'Unione europea senza che risultino accompagnati da un adulto per loro responsabili, e che per la normativa comunitaria che è parte del nostro ordinamento sono destinatari di interventi di assistenza, collocamento in comunità , se possibile, sino alla previsione di rimpatri assistiti ogni volta che si riesca ad effettuare.
Solo tra il 2000 e il 2005 sono stati identificati , sul territorio nazionale 50.000 minori in stato di abbandono, secondo i dati della Commissione bicamerale dell'infanzia, forse un decimo di quelli realmente presenti.
A questi ragazzi, comprovatamene vittime di sfruttamento di ogni tipo, vogliamo notificare un foglio di via , peraltro impossibile da un punto di vista normativo ?
Poi ci sono gli irregolari, gli abusivi, materia di un intervento amministrativo non facile, perché si inserisce in un contesto di forte presenza migratoria, con tutti i problemi connessi, ma certo possibile, e a vari livelli.
Se poi il lavavetri, che a volte potrà essere petulante, insistente (ma alcuni sono anche 'adottati' da qualche automobilista di buon cuore), nell'avvicinarsi ad una autovettura colpisce, percuote, ferisce, danneggia , certo commette uno dei reati già previsto, per chiunque, dal nostro codice penale, e verrà perseguito per tale condotta.
Abbiamo in città un carcere, come è in tutto il paese, in cui gran parte della popolazione è in condizioni di emarginazione sociale , come più volte ribadito dall'amministrazione penitenziaria, le persone entrano anche per piccoli fatti, restano 'parcheggiati' in assenza di altre soluzioni.
Le tante persone che si occupano di emarginazione, povertà e carcere sono sgomente per i messaggi di questi giorni.
Facciamo uno sforzo di intelligenza collettiva per capire che la sicurezza ricomprende necessariamente la salvaguardia dell'ordine pubblico, ma non si potrà mai identificare solo in questo aspetto.
Facciamo uno sforzo per selezionare la gravità dei comportamenti e ricordiamoci che il rispetto della legalità non è la rimozione del fastidio che l'emarginazione spesso ci provoca, ma l'impegno di tutti al rispetto delle regole, al loro cambiamento se necessario perché non giuste , al massimo sforzo politico e amministrativo per creare le condizioni perché tutti siano messi in condizione di osservarle.
In attesa delle piogge che spegneranno gli incendi e allontaneranno i pochi lavavetri in giro per le città, allontaniamo da noi stessi lo spettro del 'tipo d'autore', cioè di colui che merita di essere punito comunque per il suo modo di essere.
In passato, ed anche oggi, l'intolleranza culturale e sociale ha colpito ebrei , rom, zingari, oppositori politici, alleati politici ritenuti traditori , cattolici, protestanti ,musulmani , le donne, i negri, i disabili, i mendicanti, e l'elenco potrebbe continuare, perché l'intolleranza si alimenta con poco, mentre la ragione richiede esercizio, convinzione della bontà dei propri valori, ma anche capacità di guardare gli altri, e di riconoscere la complessità della condizione sociale che spesso li accompagna, senza inutili e incivili rimozioni .




Note:
COMUNE DI FIRENZE, ORDINANZA DEL SINDACO
Numero: 2007/00774Del: 25/08/2007Esecutiva da: 25/08/2007Proponente: Direzione Corpo Polizia municipale
OGGETTO: Divieto di esercizio del mestiere girovago di "lavavetri"
IL SINDACO
CONSIDERATA la crescente situazione di degrado venutasi a creare nelle strade cittadine anche a causa della presenza sulla carreggiata di persone che esercitano il mestiere girovago di cosiddetto "lavavetri"; RITENUTO che i soggetti di cui sopra, nell'esercizio di tali attività, stanno causando gravi pericoli intralciando la circolazione veicolare e pedonale, bloccando le auto in carreggiata e costringendo i pedoni a scendere dal marciapiede a causa di occupazioni abusive di suolo pubblico composte da secchi, attrezzi, ombrelloni, generando disagi e ponendo a repentaglio l'incolumità personale propria e altrui; DATO ATTO che nell'esercizio delle attività suddette ed in particolare in quella di "lavavetri" si sono verificati molteplici episodi di molestie soprattutto agli incroci semaforizzati e che ciò configura pericolo di conflitto sociale per i numerosi alterchi verificatisi, in particolare nei confronti delle donne sole; DATO ATTO inoltre che in conseguenza all'esercizio delle attività suddette trova nocumento anche l'igiene delle strade a causa della presenza di secchi o altri contenitori e attrezzi usati per la lavatura dei parabrezza dei veicoli, nonché a causa dello sversamento dai medesimi di acqua sporca; VISTO l'articolo 119 del Regolamento di Polizia Municipale Del.Pod.28/09/1932 e successive modifiche e integrazioni che assoggetta ad autorizzazione dell'Amministrazione comunale tutti i mestieri girovaghi; CONSIDERATO che il mestiere di lavavetri, non essendo mai state rilasciate autorizzazioni, è quindi al momento svolto abusivamente ed esercitato con modalità tali da creare una situazione grave di pericolo per la cittadinanza e per la sicurezza, nonchè per l'ordinato svolgimento della circolazione stradale e l'igiene pubblica come sopra specificato; RITENUTO che ricorrano pertanto le condizioni per l'assunzione di un provvedimento contingibile ed urgente che vieti il mestiere di lavavetri; Visto l'art. 54 c.2 del D.Lgs.18/08/2000 n.267 e successive modifiche - Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali; Visto l'art. 81 dello Statuto del Comune di Firenze;
ORDINA
1 - Fino al 30 ottobre 2007:a) è vietato su tutto il territorio comunale l'esercizio del mestiere girovago di "lavavetri" sia sulla carreggiata che fuori di essa;2 - L'inosservanza delle disposizioni di cui al punto 1 è punita ai sensi dell'art. 650 c.p. e con il sequestro delle attrezzature utilizzate per lo svolgimento dell'attività e della merce.Agli agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e a chi altro spetti è affidato il compito di far osservare la presente ordinanza.
Firenze, lì 25/08/2007.
Sottoscritta digitalmente da:AssessoreGraziano Cioni

Sinistre osservazioni sulla sinistra. Rorty e il mito americano



"L'articolo che vi consiglio è pubblicato su una rivista di filosofia politica "Il Ponte" n. 55 pp. 91–104; è di Sergio Franzese e si intitola "Sinistre osservazioni sulla sinistra. Rorty e il mito americano". In realtà l'articolo è un commento a "Una sinistra per il prossimo secolo (Garzanti 1999) di Richard Rorty" e si dipana lungo due direttrici, che finiscono per convergere e saldarsi nella critica dell'“americanità” quale categoria filosofica e coerente esito del percorso intellettuale del filosofo statunitense. Su un versante, obiettivo di Franzese è l'accusa, rivolta da Rorty alla sinistra americana, di aver perso di vista il problema della diseguaglianza economica per abbracciare invece la causa della tutela delle minoranze culturali. In realtà, secondo Franzese, il richiamo di Rorty alle vecchie questioni legate alla dimensione produttiva della società si rivela singolarmente contraddittorio, in quanto sorretto da una lettura dello sviluppo storico e degli eventi correnti condotta in chiave tipicamente sovrastrutturale: la pretesa involuzione della sinistra viene infatti descritta quale semplice conseguenza di nuove “infatuazioni intellettuali”, mentre è piuttosto il riflesso di mutamenti nel modo di produzione capitalistico (la costituzione mediatico-mercantile del patrimonio simbolico collettivo è processo strutturale, e asimmetrico, del nuovo capitalismo). D'altro canto, insiste Franzese, non è convincente la proposta di Rorty di ricercare la soluzione della questione sociale americana in un approccio radicalmente anticosmopolita, tendente cioè a privilegiare le istanze socioeconomiche nazionali (il che vuol dire ignorare la portata dei processi di globalizzazione) e a valorizzare i contributi della tradizione filosofica statunitense (in realtà segnata da presupposti e circostanze troppo peculiari per essere ancora feconda in un senso rilevante). Le prospettive sopra indicate appaiono nel volume funzionali al progetto (fedele al liberalismo etnocentrico già sostenuto da Rorty) di rialimentare il sentimento patriottico americano. Su questo secondo versante, Franzese segnala non tanto lo sciovinismo in qualche misura intrinseco a ogni nazionalismo, quanto l'infondatezza del nazionalismo rortyano che, poggiando unicamente su rivendicazioni emotive e su “realizzazioni virtuali o sognate” ed esplicitamente su ideologie e mitologemi, si sottrae a una valutazione critica e intersoggettiva degli effettivi conseguimenti statunitensi, risolvendosi in una pura e semplice “riedizione della dottrina di Monroe” un articolo da leggere!!

Fucili e Pistole



Era la notte del 16 novembre 1992. Dopo una puntata di «Milano Italia» con Gad Lerner in un teatro di Torino, un gruppo di cronisti tra cui il sottoscritto inseguono Umberto Bossi in una pizzeria. Lui e la sua compagnia di leghisti piemontesi li accolgono al loro tavolo. I giornalisti estraggono i taccuini e, tra una portata e l’altra, appuntano a una a una le pirotecniche sparate del Senatur, particolarmente in forma senza nemmeno il bisogno di vino (lui beve, almeno quella sera, acqua gassata). Dice che la Corte costituzionale è una cupola di malfattori, pronta a bocciare i referendum per espropriare il popolo, ovviamente padano. Aggiunge che, se i partiti di Roma ladrona travolti da Tangentopoli tentano il golpe, lui è già pronto. Testuale: «Il golpe? Perso per perso, la Dc lo farebbe pure. Ma non sa che c’è una signora Lega che è pronta a impedirglielo, con un blocco d’ordine. Se tentassero il golpe, il loro generaletto glielo spazzeremmo via in tre giorni: non ci vuole niente a far venire qualche camion di armi dalla Slovenia o dalla Croazia». I cronisti prendono nota, allibiti. Due giorni dopo la sparata è su vari giornali, ma l’unico che la mette in prima pagina è Il Giornale di Montanelli, dove a quel tempo lavoravo. Bossi, assediato dagli altri partiti che gli chiedono di smentire, smentisce. Dice che è tutto un complotto di Montanelli, servo di Roma ladrona eccetera. Annuncia pure che li trascinerà in tribunale, lui e il suo cronista. Al quale Montanelli telefona per dirgli di stare tranquillo e di farsi una risata. Poi rilascia una dichiarazione ai tg in cui conferma parola per parola l’intervista di Bossi. Da quel giorno sono trascorsi 15 anni. E il Senatur c’è ricascato con i fucili. Ogni tanto - sarà la prostata - gli scappano. Le pallottole da 300 lire per raddrizzare la schiena al giudice varesino Abate, poliomielitico, reo di indagare su alcuni leghisti (1993). I 300 mila bergamaschi pronti a imbracciare le armi negli anni 80 per la secessione (1994). La violenza come unica arma per difendere l’onore del Nord (1995). La rivolta del Nord modello Bravehart (1996). L’aut aut fra referendum secessionista e guerra civile, «io comunque metto mano alla fondina» (1997). Stessa sparata, stesse parole, stesso copione, mezza smentita il giorno dopo che non smentisce nulla. Sono 15 anni che la Lega vive e si alimenta dei bluff del suo condottiero: la rivoluzione, la secessione, il Parlamento della Padania, i kalashnikov, i fucili, le pistole e soprattutto tanti pistola. In questi 15 anni tutti han fatto o cercato accordi con la Lega: da Bellachioma al centrosinistra (un anno di governo Dini insieme). Tutti ci hanno dialogato: D’Alema la definì «una costola della sinistra» (e aveva ragione: una bella fetta di elettorato leghista dei tempi d’oro veniva da sinistra) e ancora l’altro giorno Violante elogiava Maroni (che peraltro, vista la compagnia, è stato un ministro decoroso). È cambiata la Lega? No, la Lega è sempre la stessa: l’ultimo partito leninista del secolo scorso. Sempre appresso al suo leader carismatico, pronto a seguirlo in capo al mondo, a giustificare i suoi stop and go, le sue avanzate e le sue ritirate, le discese ardite e le risalite. C’è persino chi sostiene che, con la sua violenza verbale, Bossi ha catalizzato pulsioni pericolose che, senza di lui, avrebbero davvero potuto sfociare nella violenza fisica. Chi ha visto una volta nella vita le Guardie Padane in camicia verde sa bene che altro non sono se non vecchi e tremebondi democristiani o socialdemocratici con qualche problema col fisco e qualcuno con la dentiera, che al primo «buh» scappano dalla mamma. Era quasi scontato che, nella sua fase crepuscolare, la Lega si arroccasse sulle truculenze delle origini, nel tentativo disperato di risorgere un’altra volta dalle sue ceneri. Prima di far finta di indignarsi, bisognerebbe rispondere a una domanda: vi preoccupa di più l’Umberto che ritira fuori il fuciletto a tappo, o James Bondi che dedica una lirica a Elio Vito promesso sposo? Recita il carme del vate: «Fra le tue braccia magico silenzio / Fra le tue braccia intenerito ardore / Fra le tue braccia campo di girasoli / Fra le tue braccia sole dell’allegria». Il tutto firmato dal coordinatore nazionale del partito di maggioranza relativa. Ecco, siamo molto preoccupati per Bondi. Non vorremmo stesse poco bene.